Crepuscolo della terracotta


L’opera che chiude la rassegna è il ritratto di Cosimo I rappresentato secondo l’iconografia ufficiale come PaterPatriae e Magnus Dux Etruriae, proveniente dalla collezione Loeser in Palazzo Vecchio e attribuito a Ridolfo Sirigatti.

Il clima instaurato dalla politica di Cosimo I, tesa al recupero di una classicità imperiale fastosa, capace di propagandare in maniera solenne l’autorità medicea, recava in sé un gusto ricercato per materiali rari e preziosi, trascurando le materie povere come la terracotta che, se usata, doveva simulare quelle nobili.

Al Granduca Cosimo I furono dedicate le Vite pubblicate nel 1550 e nel 1568 da Giorgio Vasari, il grande storiografo che in tutte le biografie degli artisti fu incline a considerare sempre la terracotta subalterna e funzionale ai materiali nobili.

Ma il declino della terracotta nel tardo Cinquecento è legato in parte anche al dibattito sul primato delle arti che, ripreso da Benedetto Varchi nel 1549, culminerà nella celebre definizione di Michelangelo il quale, accordando la preminenza alla scultura, affermava: «Io intendo per scultura quella che si fa per forza di levare; quella che si fa per via di porre (la plastica) è simile alla pittura».

Solo un nuovo secolo sperimentatore, il Novecento, restituirà alla terracotta la dignità perduta, lasciando opere originali di grandi artisti quali Medardo Rosso, Adriano Cecioni, Libero Andreotti, Arturo Martini.

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