Diffusione della terracotta


Nel primo Quattrocento la fortuna a Firenze della terracotta fu certamente determinata dalle richieste di una borghesia emergente e agiata che commissionava, su sollecitazioni religiose promosse dal domenicano Beato Dominici e dagli ordini dei predicatori, immagini per devozione domestica.

Le caratteristiche della terracotta - rapidità di lavorazione, duttilità e leggerezza del materiale, grande capacità comunicativa e mimetica e infine possibilità di una produzione seriale per mezzo delle matrici - incrementarono la produzione diffusa dalle botteghe più accreditate nella Firenze della seconda metà del Quattrocento, quali quelle del Verrocchio e dei Da Maiano.

Accanto ai temi della tradizionale pietas religiosa si diffondono anche piccoli gruppi di devozione privata come il San Giovan Battista nel deserto del Museo del Bargello assegnato al maestro di San Giovannino, autore anche di altre terracotte di soggetto profano, come il Cavaliere che calpesta un vinto del Museo Horne, dalle implicazioni neoellenistiche legate al tardo ambiente laurenziano.

In questo periodo si definisce nella produzione della terracotta anche il genere del busto ritratto che, partendo dai primi esemplari donatelliani, si attesterà anche nell’iconografia religiosa: il Giovane diacono di Desiderio da Settignano e il Redentore di Pietro Torrigiano.

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